Si chiama “Ammostro“, con tanto di hashtag, ed è il titolo dell’autobiografia di un titano della musica Hip Hop nazionale, il nostro amato Speaker Cenzou. Un libro che si legge d’un fiato, a cura di Krom e con la prefazione di Enzo Avitabile, e si trova da poco in circolazione in tutta Italia, distribuito da Sugo Edizioni.
È uno spaccato molto vivido di quarant’anni di vita nazionalpopolare del nostro Paese, e di Napoli. Tutto è filtrato attraverso la lente della musica e della cultura Hip Hop, soprattutto. Per farvi dare un commento approfondito e completo, abbiamo pensato di scomodare FFiume per fargliela leggere in anteprima, e farcela raccontare a modo.
FF, non contento, ha pensato bene di compilare un podcast esclusivo e speciale, un mix monografico dedicato al gioiello di San Gaetano. Buona lettura, e buon ascolto.
Partiamo da alcuni semplici presupposti.
Speaker Cenzou ha cose da dire. Da sempre. Pensa, e dice. Sogna, e dice. Fa, sostanzialmente, senza nemmeno rendersene conto, e dice. Non per niente, tra le pagine di Ammostro, la cosa più importante è il messaggio, “a cui si accompagna un certo modo di ricercare la consapevolezza interiore”, secondo Cenzou stesso.
Speaker Cenzou dice cose, tante, e le dice a tempo. E attenzione, il concetto di tempo qui è fondamentale, davvero. Variegato, pieno di sfaccettature, questo concetto. Che sia un tempo suo, del protagonista, in senso di pienezza, di tempo interiore, piuttosto che un tempo ritmico, solitamente in quattro quarti. O un tempo Cronos, divino, che muove e trascina con sé. Non per niente, muove un bimbo che diventa uomo, e rimane profondamente figlio delle sue molteplici famiglie, ritrovandosi speaker di e per queste, a tempo.
Figlio di suo padre, di sua madre, di Napoli, della stessa scena che contribuisce a modulare e scolpire, figlio di un tempo che tutto trascende e scorre, cosciente e unico nel suo fluire. Speaker di cose che quello stesso spazio, mosso e mistico, restituisce con vigore a chi legge le pagine di Ammostro. E non solo.
Enzoù ha la forza della Forza con sé. Da molto prima che questa fosse di moda, o patrimonio Disney.
La sostanza, o “sugo”, altra parola d’ordine dell’universo concettuale di Cenzou, qui è data appunto dall’intrecciarsi e modularsi della Forza di Cenzou, proprio come in Star Wars, al tempo ed ai suoi accidenti. (Se non sapete cos’è un “accidente“, in senso aristotelico, googlatevelo).
Il sugo prende vita da una dialettica forte, di odori posti situazioni e umanità varia, che la Forza ammanta e custodisce, nonostante gli accidenti del tempo. E di accidenti il percorso della Forza di Vincenzo è costellato. Ed alle pagine dolci si alternano quelle amare, alle soddisfazioni e gli alti le amarezze e i bassi.
In un vulcanico rincorrersi di date, nomi, concerti, jam, happening, episodi di vita, anche se non sempre coerente con il filo narrativo ed i suoi tempi canonici, Enzou ci porta a spasso con sé per quelle che sono le tappe fondamentali del suo vissuto artistico ed umano, che rimangono tra loro inscindibili, come in più punti di Ammostro si evince.
Incontri, casualità, ossessioni e compulsioni, momenti, amori, sconfitte, malattie, traumi, misticismo: la pienezza della dialettica di Speaker Cenzou raccoglie e lancia schegge di memoria in molte direzioni. L’intreccio assomiglia ad una cascata di sensazioni, una trance sciamanica da un altro mondo.
La narrazione, semplice e vivida, come un flusso di coscienza abnorme, lascia poco spazio all’immaginazione, tanto per chi c’era quanto per chi non ha vissuto gli anni a cui si fa riferimento, e non ha conosciuto posti o persone a Napoli, come nel resto d’Italia e d’Europa che Zou ha visitato.
E i nomi delle persone, gli spezzoni e le dichiarazioni che alcuni di loro rilasciano per il libro stesso, sono degli intercalari extradiegetici che rendono ancora più forte il senso della narrazione che completano, e rendono familiare tutto l’insieme di cui fanno parte.
In maniera spontanea, il meccanismo scenico si arricchisce di livelli interconnessi spontaneamente. E quel che viene fuori non è levigatezza e non è patina, è viscere, natura umana, con asperità e carnalità di vita.
Dare amore a chi ha buio nel cuore sembra essere una missione, e senza dubbio per Enzo lo è.
Incontri, casualità, ossessioni e compulsioni, momenti di vita, amori, sconfitte, malattie, traumi, misticismo: la pienezza della dialettica di Speaker Cenzou raccoglie e lancia schegge di memoria in molte direzioni. L’intreccio assomiglia ad una cascata di sensazioni, una trance sciamanica da un altro mondo.
E si sorride, si piange, ci si ritrova a rivivere e pensare a posti e cose diverse, e, parallelamente a queste, inevitabilmente, si vanno cronometrando storie e posti diversi da quelli narrati, che tengono anima tangente a quella di una generazione intera, per esempio.
Dall’infanzia negli anni Ottanta e nelle loro grandi premesse, e promesse, fino al giorno d’oggi, Enzo ha vissuto mille vite. Ammostro le restituisce fedelmente, e rispecchia in sé spaccati di altre storie. Una girandola mirabolante, inseguendo la pienezza del successo interiore, ancora prima che esteriore o commerciale, come è facile capire leggendo. Inventore di stili, modi e slang, aperto all’impollinazione con le diversità e incarnazione eterea del multikulti made in Napoli, Speaker Cenzou stupisce ed intrattiene.
Come sul palco e nella vita, anche tra le pagine di un roteare di emozioni autentiche. Perché Enzouccio da San Gaetano è questo. Come qualcuno dice di lui, in un intervento che vi riporto qui.
Questa è la cosa che ho apprezzato di più nell’uomo: nonostante i drammi, le delusioni, i traumi della vita, nonostante fosse un artista estremamente capace di “recitare” diversi personaggi su di un palco, non ha mai indossato una maschera. Nonostante proposte allettanti e possibilità, non si è mai venduto, non ha mai rincorso la fama, restando fedele al suo ideale di grande, ma semplice entertainer. Positivamente modesto, tranquillo eppure folle, sempre verace, mai falso.